giovedì 5 settembre 2013

Gli ultimi Tomcat: la punta di lancia dell’Aviazione Iraniana

Dopo aver fatto scuola di volo, nell'ambito della difesa aerea negli anni ottanta in occidente, oggi i Tomcat trovano impiego solo in pochi paesi.



A distanza di più di trent’anni dalla loro immissione in servizio presso l’allora Aeronautica Imperiale Iraniana, sopravvissuti alla rivoluzione islamica, all’ estenuante guerra con l’Iraq degli Anni ’80 e all’embargo sui pezzi di ricambio USA, gli F-14 Tomcat continuano a rappresentare il baluardo del regime iraniano a protezione dei propri cieli.

Le origini della scelta di questo velivolo da parte

Al fine di ristabilire un equilibrio strategico più soddisfacente con il potente vicino, l’establishment iraniano, capeggiato dallo Shah in persona, richiese agli Stati Uniti di poter esaminare i migliori tra i “teen fighter” allora in fase di pre-produzione per le forze aeree americane. A seguito di un approfondito confronto tra l’F-15 Eagle e l’F-14 Tomcat gli ufficiali dello Shah optarono per quest’ultimo impressionati, oltre che dalle evidenti qualità del velivolo nel combattimento manovrato, soprattutto dalle prestazioni in combattimento BVR (beyond visual range). Il potente radar AWG-9 del Tomcat, infatti, aveva un raggio di scoperta superiore ai 160km nei confronti dei bombardieri, la capacità di tracciare contemporaneamente 24 bersagli aerei, inseguirne 18 e attaccarne simultaneamente 6 con i missili AIM-54A (dotati di sistema di guida semi-attivo e gittata vicina ai 130km), prestazioni all’avanguardia all’epoca e comunque di assoluto rilievo ancora oggi.

iraniana risalgono alla fine degli anni ’60, quando emerse la necessità di provvedere a migliorare drasticamente le capacità di controllo e protezione del proprio spazio aereo a seguito di approfonditi studi della forza aerea stessa, che certificavano l’impossibilità di eliminare i punti ciechi nella rete di sorveglianza radar, determinati dalla presenza delle alte catene montuose che caratterizzano parte dei confini del paese con i due vicini allora considerati più problematici: l’Iraq e l’ URSS. A peggiorare ulteriormente la situazione contribuì, nei primissimi anni ’70, l’apparizione nei cieli iraniani dei nuovi velocissimi ricognitori sovietici Mig-25R Foxbat praticamente non intercettabili da parte degli F-4 Phantom II di cui era allora dotata l’Aeronautica Imperiale Iraniana.

Gli iraniani sostengono inoltre, di essere in grado di poter riprodurre in autonomia il missile AIM-54 Phoenix, (le cui scorte dovrebbero ormai essere ridotte a poche decine di esemplari rispetto agli originari 284 consegnati), versioni più performanti dei vecchi AIM-9P (rinominati Fatter) e AIM-7E oltre che di aver integrato anche bombe laser-guidate da 900kg. Tale supposta capacità persiana di riprodurre il missile Phoenix, è derubricata a pura propaganda in ambito occidentale, dato che circolano in rete diverse immagini dei Tomcat che testano una fantomatica versione aria-aria del noto missile terra-aria Raytheon MIM-23 Hawk a guida semi-attiva (fornito in grandi quantità all’Iran ai tempi dello Shah e rinominato Sedjeel in questa versione). Più recentemente, nei primi mesi del 2012, sono apparse altre foto che inquadrano un Tomcat iraniano armato con il missile aria aria russo Vympel R-27 (AA-10 Alamo in designazione NATO). Tali tentativi di integrazione di un nuovo missile per ingaggi BVR sembrerebbero confermare che, al netto delle dichiarazioni iraniane, le scorte degli AIM-54 siano tutt’altro che a livelli di sicurezza e inoltre, generano diversi dubbi sulla reale valenza operativa dei velivoli dato che si tratta, in tutta evidenza, di soluzioni di ripiego che non riescono sicuramente ad eguagliare l’originale binomio AWG-9/AIM-54.


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