lunedì 14 ottobre 2013

Nato ai tempi in cui i corsi di volo brevettavano eroi


A novanta anni appende gli occhialoni al chiodo. Non stringerà più le mani guantate sulla cloche, non udrà più il sibilo furioso del vento contro la cuffia di cuoio quando il muso dell’apparecchio si rovescia in una virata, in un loop acrobatico. Il tenente pilota Doug Gregory, classe 1923, decorato nei cieli della seconda guerra mondiale, si ritira e vende l’aereo. «Sono vecchio», sospira quello che fino a ieri era il più anziano pilota acrobatico in attività, capace di mimare duelli aerei tra le nuvole a bordo del suo biplano fatto in casa: la replica di un S.E.5a della prima guerra mondiale, che si è costruito da solo in quattro anni a partire dal 1983, quando andò in pensione.
Questa è una delle storie che accadono solo in Inghilterra. Doug la guerra l’ha fatta davvero: pilota da caccia, 69 missioni di scorta o ricognizione sulla Francia occupata e sulla Germania, tra il marzo 1943 e l’ottobre 1944, senza mai un graffio. Ricevuta la Distinguished Flying Cross per l’abbattimento di due bombardieri tedeschi Junker 88 nel nord della Francia, dal 1945 vola come pilota sperimentatore per la Raf. Attorno a Gibilterra, simula attacchi in picchiata per mettere alla prova le difese radar di un incrociatore destinato a combattere in Giappone. A Lahore, in India, raggiunge nel 1946 la massima altezza consentita a un bimotore Mosquito, nel corso di ricerche sul comportamento dei raggi cosmici.
NEL 1947 ha un’emorragia cerebrale, lascia l’aviazione: non potrai più volare, gli dicono. Diventa insegnante. Giunto alla pensione, torna a indossare la divisa, ma non quella del 1945, quella del 1917: entra con il suo aereo artigianale in un club di esibizioni storiche. A 87 anni simula ancora combattimenti nel cielo. Fino ai novanta, vola praticamente ogni giorno. Ora vende il biplano: «Mi mancherà terribilmente, è triste vederlo andare. Quando mi dissero che non avrei più volato, mi venne l’ispirazione di costruirlo per dimostrare che, naturalmente, si sbagliavano»




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